
Quando si parla di casualità: esiste o siamo noi a cogliere dei segni e dar loro un particolare significato?
Se qualche mese fa, l’occhio non mi fosse caduto sul dépliant appeso alla bacheca podistica del bosco di Basovizza non ci avrei pensato... e non mi sarebbero tornati alla mente i racconti di Enrico delle sue precedenti partecipazioni.
Il
Racconto del 2011 è sul sito del Parco delle Prealpi Giulie, ma per lui si è sempre trattato del percorso lungo, i 110 km proposti sono solo per una ristretta élite!
L'alternativa corta può sembrare abbordabile ai più, in confronto “sono solo 50km” e il dislivello è più che dimezzato, no? ... e così inizia a lavorare il tarlo. Propongo l’idea ad Andrea: di correre non se ne parla proprio, non c’è l’allenamento da troppo tempo alla corsa e alla distanza, ma un trekking?
Via con l’iscrizione: 50 km e 3500 metri di dislivello senza pensarci più di tanto, l’evento il 2 giugno e c’è un pò di tempo per prepararsi: iniziamo così a macinar chilometri per testare la resistenza, l’equipaggiamento, le gambe, ed anche gli utilissimi bastoncini.
Qui non è facile trovare salite lunghe e dislivelli importanti: il primo test in zona
collinare, poi in Val
Rosandra a salire e scendere quei 500 metri più e più volte e infine la prova sul campo la scorsa settimana in Val Resia, ad assaggiare la prima salita e i suoi 1600 metri abbondanti di dislivello.
Il tempo di pensarci su è finito e siamo alla partenza: sabato 2 giugno ore 7:00, in compagnia di un centinaio di compagni di ventura per affrontare il percorso, subito dopo il via ognuno col suo ritmo.
Un anello che parte da Prato di Resia ed ha come primo riferimento l'arrivo al Rifugio Crasso (1654): questo è il dislivello maggiore con un’ascensione che porta dai 500 metri scarsi di Prato fino ai 2200 del picco Grubia.


Si passa dal sottobosco, al sentiero stretto a tornanti, per poi sfilare il fianco del monte in un sentiero esposto e panoramico (se ci fosse stato il sole e non la nebbia! Per arrivare sulla cresta si attraversa una pietraia: il paesaggio e il fondo mutano sotto i piedi molteplici volte, così come la vegetazione circostante. Arrivati in cima ci si butta a valle per una ripida discesa; le nuvole basse e la nebbia oscurano il panorama e lungo la prima discesa si può solo intravedere la maestosa parete rocciosa del Canin. Prima parte ripida e viscida, tra erba bagnata e fango devo ancora stilare la classifica delle scivolate più rovinose, ma direi che sono parimerito! Primo ristoro (dopo 22 km) e fine della discesa molto più dolce nel sottobosco, ci si lascia andare seguendo l’inclinazione del terreno e lasciando girare le gambe.

Arriviamo a fondovalle, il punto più basse dove scorre il fiume Resia che attraversiamo su un ponte asfaltato: qui ci affianca Lara che ci passa col suo ritmo spedito e che dopo la prima salita sparisce nel fogliame: passo da stambecco, chiuderà in meno di 12 ore!!!
Poco dopo si unisce nuovamente a noi Simone, il ragazzo di Gemona col quale avevamo percorso la prima salita e che ritroviamo per arrivare su assieme alla Casera Canin (1433): dai 566 metri del fondovalle la seconda salita non molla un attimo, delle tre questa è la più bastarda perchè non c'è un attimo di tregua, il respiro diventa rumoroso e il cuore batte forte in gola: mi faccio forza pensando che la salita non può essere eterna!
Arriviamo in cima cotti e troviamo un piccolo e graditissimo ristoro, il percorso ridiscende quindi verso Malga Coot, in un'ampia e bellissima vallata.
La discesa è più dolce, si attraversano prati con tantissime specie di fiori variopinti: così belli e in luoghi così impervi, un premio per chi si cimenta in tali percorsi e si sobbarca un bel pò di fatica per godere della natura incontaminata.
Il cielo è coperto, le previsioni davano rovesci quasi tutto il
giorno e invece avremo preso si e no un'ora di pioggia in tutto, davvero
una gran fortuna!
Dopo Malga Coot affrontiamo la terza salita sul Monte Guarda: sulla vetta bisogna timbrate il pettorale e non tagliare il percorso per il sentiero che aggira la sommità:
In questa salita non riesco a utilizzare più i bastoncini, la spalla sinistra mi fa troppo male per lo sforzo delle due salite precedenti... poggio le mani sulle ginocchia e cerco di mantenere un ritmo regolare, mi tornatno alla mente le sagge parole di un blogger che ricordava che "più veloce vai meno tempo dura la sofferenza" :-S
La cresta è davvero ripida, molto poco elegantemente ci salgo usando le mani per arrampicarmi e sto molto vicino al terreno fangoso e bagnato nel timore di non scivolar giù: meglio che ci sia la nebbia intorno per non rendersi conto dell'esposizione e dell'altezza. Arrivati in cima si cammina lungo la dorsale, in sentiero largo un paio di metri sopra il tetto del monte... fantastico!
A parte qualche breve salita oramai il più è fatto, si va avanti per inerzia e la fatica incomincia davvero a farsi sentire; per fortuna subentra l'entusiasmo di rendersi conto di essere a buon punto, che il più è fatto, e che rispetto le previsioni siamo messi bene!!!
L'ultima lunghissima discesa mette a dura prova le ginocchia che sono dolenti, sono le 20 passate e anche se il cielo è ancora chiaro siamo in un fitto sottobosco e dobbiamo accendere le frontali per non inciampare sulle pietre.
Da lontano sentiamo le campane e il vociare di persone, dopo tanti km di natura si ritorna alla civiltà: dicesa finale su asfalto, qualche centinaio di metri sulla provinciale e poi una settantina di scalini per arrivare alla piazza di Prato e tagliare il traguado :-D
Soddisfazione IMMENSA, CE L'ABBIAMO FATTA!!!
Un pensiero a chi è ancora sui piedi e che nelle gambe di chilometri ne avrà il doppio: Enrico lo incontriamo la mattina dopo, Lui ha gareggiato e vinto il percorso lungo (110km e 8000D+) arrivando "UNO" dopo meno di 24 ore (23:53 per l'esattezza!!!): COMPLIMENTI!!!
...estremamente bella, estremamente dura... ESTREMAMENTE PARCO: e il pensiero va al 2013...
ps: ci tengo
a fare i compliementi all'organizzazione, e un particolare
ringraziamento per ciascun volontario che con grande altruismo ha
lavorato affinchè tutto andasse per il meglio. Visi sorridenti, parole
di conforto e di incoraggiamento, un'infinita pazienza... grazie a
tutti, da questa mia prima esperienza il ricordo e le emozioni saranno
sempre nel cuore.