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domenica 6 aprile 2014

Abisso di Trebiciano

parentesi speleologica: occasione passata sotto il naso e acciuffata al volo!
Tutto merito di Michela, ero titubante, ed invece ha meritato eccome... 
La grotta, che è stata considerata per più di 80 anni la più profonda al mondo,  è costituita da una lunga serie di pozzi di profondità variabile che si susseguono sino a sbucare su un enorme ammasso di sabbia, che si trova all'interno di una gigantesca caverna sul cui fondo scorre il Timavo, il fiume sotterraneo che si inabissa nelle Grotte di San Canziano per poi riaffiorare e sfociare nel golfo di Trieste a San Giovanni di Duino.
Inizamo la vestizione con l'imbragatura sotto un tiepido sole primaverile, alla fine della ciclabile. Clarissa, la nostra guida speleologica, ci intrattine raccontandoci prima un pò della soria relativa alla scoperta dell'abisso -si cercava un approvvigionamento idrico per Trieste-, quindi ci spiega i rudimenti della sicurezza per poterci muovere tra le scale che ci porteranno al letto del Timavo, più di 300 metri più sotto.
Ancora 5 minuti di passeggiata e arriviamo alla casetta che custodisce la botola di ingresso.
Subito giù, il percorso è davvero stretto in diversi punti, il piccolo zaino ingriga il passaggio e struscia contro le pareti. La prima sensazione è che sia troppo stretta, appena entriamo la parete davanti mi fa un pò effetto...
Ma le scalette sono verticali, scivolose e bisogna fare attenzione ai doppi passaggi con i moschettoni per restare in sicurezza.
Affascinante trovare qualche reperto in legno che gli espliratori dei primi del 900 avevano usato e ormai restano qui a segnare il passare del tempo.
Arriviamo in una sala un pò più ampia, passiamo quindi il "ponte del brivido" e ancora discesa verticale, la più lunga è di 70 metri filati; alla fine, l'ultima scaletta ci fa atterrare su una soffice sabbia. Si sente chiaramente il rumore del fiume, qui la cavità e enorme, e le nostre luci fontali a poco servono. Solo la torcia di Clarissa riesce a illuminare la volta della grotta, e l'eco ai nostri richiami fa capire quanto ampio sia lo spazio intorno a noi. Camminiamo tra le dune scure e umide, la sabbia è pesante e ci attende ancor una discesa per giungere al letto del fiume, poi finalemnte vediamo il Timavo che lento e indifferente scorre davanti a noi.
Piccola sosta per mangiar qualcosa e poi su, verso la luce. Risalita più veloce della discesa (solo 1 ora), a differenza di quanto si potrebbe pensare. L'appoggio è più sicuro e soprattutto si vede dove si va!! (a differenza della discesa nella quale abbiamo proceduto come gamberi!)
Mani e braccia provate, fango ovunque e la bellissima sensazione di rivedere la luce del sole!
 
Grazie Mic!