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domenica 3 gennaio 2021

1, 2, 3: se il 2021 fosse tutto così!

1° gennaio - camminata

Cerchiamo di vedere il lato positivo di tre giorni di festa tutti per me, da passare... in rosso!

Il colore è quello della zona, per cui spostamenti consentiti solo per attività sportive all'aperto, inidividuali, e con partenza a piedi o in bici da casa.

Preciso il tutto che mi auguro, tra un po' di tempo, di non ricordare esattamente che cavolo ho scritto sul colore rosso, quando ormai la pandemia causata dal COVID-19 sarà solo un lontano ricordo!

Il primo gennaio mi incontro casualmente con Patrizia e Paolo all'inizio della ciclabile e chiacchieriamo allegramente fino alla fine dell'asfalto, sotto Cattinara. Una mezza idea di andare sul Kokos l'avevo riposta da qualche parte, ma il tempo incerto e gli amici l'avevano messa in secondo piano. Tutto sommato Gea ed io abbiamo voglia di camminare e quindi su per via alpi Giulie si fa presto ad arrivare in via del Botro, luogo di giochi e svago della mia infanzia, di mia sorella e dei miei cugini. Da Cattinara quindi via Marchesetti, Longera e sentiero 1 fino Basovizza.

Finalmente via dall'asfalto posso lasciare libera di correre la mia piccola quadrupede, instancabile e allegra quando il prato prende il posto del bitume: cose da non credere, ma sembra davvero che sorrida!

Attraversando il pavé del Sincrotrone arriviamo tra le case di Basovizza per inoltrarmi, poco prima dello stagno, tra le case e mi dirigo in direzione Parco degli Eroi. Passo in un prato poco conosciuto e senza una  traccia evidente ed arrivo alla salita del bianco azzurro che ci porterà sulla cima italiana.


Dal centro abitato verso il parco degli Eroi, per poi risalire sul bel sentiero bianco azzurro che inizia dolcemente per poi inerpicarsi come piace a me sul fianco fangoso del monte di casa. Piove già da un po', in salita non da fastidio se non fosse per gli occhiali... 

Scendiamo giù seguendo il sentiero 28 che ci porta alla chiesetta di Pesek e quindi giù ancora fino ad arrivare sulla ciclabile. Le mani iniziano a perdere sensibilità e la stanchezza inizia a farsi sentire. Arrivata al pinto dove qualche ora prima avevo salutato Patty e Paolo, ripendo la salita verso Cattinara e rientro a casa scendendo per via Forlanini. Bagno caldo immancabile per tutte e due!


2 gennaio - un po' di bici...

la giornata presenta un cielo coperto e le gambe sono un po' stanche per la camminata del giorno prima, ma ho proprio voglia di stare a casa: finisco di nuovo in ciclabile dove casualmente incontro Paola & Stefano. Il tempo per gli auguri e scambiare due chiacchiere e poi li lascio al loro allenamento di corsa; per me potrebbe anche bastare così, giro i tacchi e scendo verso città; vedo il cielo sopra il mare, ha un bel colore arrabbiato, e si specchia dentro il mare, che è di un blu intenso e mi viene voglia di vederlo da vicino. Da San Giacomo al mare è un attimo e così passo dalla sister, per una pausa caffè.


Quando esco mi sento più riposata, il tempo sembra tenere e mi viene in mente che è una vita che non faccio la costiera in bici: il traffico è praticamente assente e vado a respirare un po'. Tornano alla mente le edizioni della Bavisela, quando in mezza o in maratona eravamo i padroni indiscussi dell'asfalto, e lo spettacolo della città alleggeriva la stanchezza alle gambe (e anche la lieve discesa della costiera faceva il suo!), così come i pensieri corrono ai (pochi) giri in BDC di dieci anni fa...

Ora il ritmo è davvero tranquillo, ciclisti veri mi sfrecciano accanto sui copertoni che sono larghi appena un centimetro, che leggerezza, che velocità! col mio passo e le soste fotografiche arrivo a Sistiana; mannaggia me e la mia mania dei giri ad anello, rientro per Aurisina. Non ricordavo ci fosse tanta salita, ero uscita per fare 10 km o poco più, la stanchezza inizia a farsi sentire ed ho  anche fame... 

dopo Padriciano inizia a piovere seriamente, chiudo il giro sotto la pioggia battente, e per fortuna che l'arrivo è in discesa, per chiudere questi inaspettati 40 km!


3 gennaio - forse è la volta buona che provo un traverso!

Il modo di "arrampicare" senza compagno c'è: non è altrettanto divertente, manca compagnia e spiritosaggini, ma senza lasciar corree troppo tempo dall'ultima volta, vado a provare il traverso "unto" della Napo. Tra nebbia e pioggia è da metà dicembre che la falesia è bagnata, ma domenica mattia forse una finestra di sole asciuga la roccia.

Anche oggi siamo in zona rossa, per cui a Prosecco ci arrivo in bici, facendo un'altra vecchia conoscenza ciclistica su strada nuova per Opicina, forse la più morbida da casa, e poi la Napoleonica in discesa.


All'inizio dell'asfalto, dove Guido mi ha indicato l'inizio del supplizio :P incontro anche Renzo con la moglie: hanno avuto la mia stessa idea! Bici parcheggiate sul muretto e magnesite appesa in schiena. Un po' di chiacchiere e poi ci si mette sotto. più che una mattina di allenamento sembra di stare in salotto in piazza unità, dato che dopo un po' passa di là anche Simonetta, mia compagna di "corso di arrampicata".

Il sole, che ha fatto capolino per un paio d'ore, è tornato a nascondersi dietro le nuvole, ed è inutile illudersi, le previsioni danno pioggia anche per oggi e quando si alza un po' di aria è il momento di ripartire.


Certo che la luce che filtra dietro le nuvole cariche di pioggia è uno spettacolo mozzafiato, sfido io di vedere tutto ciò da casa!
Immancabile acquazzone mentre pedalo verso casa, tre giorni su tre! ... ma l'umore è alto e non disturba più di tanto :)  .magari ci fossero tre giorni così ogni settimana...

martedì 8 dicembre 2020

Bagnoli -> Kokos per ritornare in Valle

Di certo anche le cose più scontate si apprezzano solo quando sono precluse: alcune settimane senza poter uscire dai limiti del comune ed è subito nostalgia a pensare alla tanto amata Val Rosandra. Da domenica il via libera, ma complice il meteo proibitivo ed il lunedì lavorativo, aspetto fino ad oggi. A quanto pare c'è una finestra di tregua fino alle 10 e così, preparata al peggio ma sperando per il meglio, alle 8 mi trovo con Paola, Patrizia, Paolo e Stefano a Bagnoli. Dal parcheggio del teatro risaliamo verso Bagnoli superiore per proseguire lungo il sentiero 1 fino all'abitato di Botazzo. Poco oltre l'imbocco della salita, a sinistra della sinistra trattoria, abbandoniamo il tante volte consumato 1 per prendere la deviaizone verso Draga e sbucare in ciclabile davanti ai resti del'antico castello Funfenberg.


Proseguiamo lungo la ciclopedonale e poco dopo l'abitato di Draga Sant'Elia imbocchiamo il sentiero a sinistra prima della ringhiera e subito dopo il bivio teniamo la destra. Risalendo lungo il tracciato arriviamo fino alla strada statale 14 di fronte alla chiesetta di Pesek.


Da qui prrendiamo il sentiero 28 che grazie ai tagli nel bosco ci fa arrivare al Tumulo, meta del nostro peregrinare odierno: vetta conquistata e scendiamo verso valle seguendo il 3, poi il sentiero biano e azzurro che sbocca allo slargo dove c'è l'agriturismo Al Selvadigo e quidi proseguiamo oltre la strada asfaltata in direzione San Lorenzo. Con il sentiero 15 scendiamo fino in ciclabile e poi ancora giù: agli ulivi è il moemnto di una sosta ristoro, e chiudiamo l'avventura ripassando per Bagnoli, qualcuno incontra casualmente pezzi di famiglia (cognata e nipotina) e con la soddisfazione di aver finito un bel giro nonstante la pioggia che ci ha scortato per unpaio d'ore, rientriamo a casa!

Insperatamente sono riuscita in quest'uscita a mescolare due coppie importanti: amici vecchi e nuovi coi quali spero di condividere molti momenti ed emozioni.


la visualizzazione su Relive

domenica 29 novembre 2020

Opicina -> Prosecco

In questo periodo con scuole, piscine e palestre chiuse e complice la pigrizia nonchè i giochi elettronici, riuscire a schiodare i figli dalle sedie è davvero dura! Complice un'altra mamma nelle mie stesse condizioni, ecco che accade qualcosa di buono: 17 chilometri davvero easy per andare da Opicina a Prosecco e ritorno in un giro ad anello nel bellissimo Carso.




Il percorso ricalca in un senso lo stessopercoso che avevo fatto duante l'S1, mentre una volta arrivati sotto Prosecco non continuiamo alla volta di Santa Croce ma rientriamo lungo la Napoleonica.

Qui ci fermiamo ad ammirare chi arrampica, mi piace ascoltare i commenti di Gaia, -che proverebbe subito- o di Paolo -nemmeno morto!- :D 

Le 5 ore passano veloci come le chiacchiere durate 17 km: grazie amici!




mercoledì 10 maggio 2017

... i bimbi crescono!

Che la percezione dello scorrere del tempo sia anomala e soggettiva, legata agli umori, capricci e necessità, beh non è una novità: guardare fuori dalla finestra mentre nel cielo azzurro splende il sole, è una tortura lenta e lunga in ufficio, mentre i week end di vacanza sono un sorso di acqua fresca che disseta appena...
Quindi nulla di nuovo se considero che mi par ieri: Anna e Paolo erano due nanerottoli, da prendere in braccio, da non lasciare soli, e dovevo provvedere in tutto e per tutto...
Inesorabilmente il tempo è trascorso e le loro piccole conquiste sono dei traguardi intermedi nella fase della loro crescita e maturazione. A guardarli ora sono orgogliosa ed emozionata; iniziano a prepararsi alla vita fuori dal nido, iniziano a uscire di casa da soli, fanno sentire di più le loro idee e i loro disaccordi, come è giusto che sia! Anche fisicamente i cambiamenti sono evidenti e, se Anna ormai mi ha ben che passata di altazza (non che ci voglia molto...), a Paolo manca ancora un pochino.
Qualche anno fa fare sport per me significava salutarli e lasciarli a casa ed andare a correre, in bici o in piscina ma piano piano ci sono dei momenti in cui possiamo condividere qualche esperienza: provo un pò a forzare la loro pigrizia, quella che porta la maggior parte dei ragazzini della loro età a preferire il divano e i giochi elettronici ad una passeggiata in Carso, e cerco di trovare qualche compromesso.
Recentemente sono capitati due week end di fila che ci hanno fatto riscoprire il piacere di fare qualcosa assieme: sabato 29 aprile, con Paola e Stefano siamo andati a Grado (in auto) per poi fare un primissimo giro, facile facile e tutto in piano dalla pineta fino a Punta Sdobba, ad ammirare dove l'Isonzo si tuffa nel mare Adriatico. A parte il "cinciut" di paolo all'andata (lo avrei strozzato!)





Domenica 30 sento un'amica e organizziamo di andare in cima al monte Taiano per passare poi la giornata in relax lassù: penso che tutto sommato la via più breve (anche se la più tosta) sia la più adatta a loro: non carrarecce noiose, ma stretti sentieri nel bosco che si arrampicano per i nostri stambecchi :D Prima di partire da Podgorje chiedo a tutti se vogliono dei bastoncini a nordic walking (che in macchina non mancano!) per aiutarsi nella salita e sono tutti concordi nel rifiutarli: dopo nemmeno 500 metri di sentiero Patrizia ed io ci vediamo derubate e, uno a testa, usano i nosri bastoncini come possono per salire e ridurre la fatica. Anna in particolare è quella che soffre di più, si deve fermare spesso per prendere fiato, e non si contano le soste panino/acqua/spighetta/fazzoletto/insetto/fiorellino ecc che ci hanno accompagnato per tutto il km e mezzo di salita!!!
Una volta arrivati in vetta, i due giochi di ferro anno 60 ed il prato per correre e rilassarsi sono quello che serve a trascorrere serenamente qualche ora di una prima domenica di sole! ore di chiacchiere per noi, di sorse e giochi per loro non c'è nulla, e sento che non c'è niente di cui si ha bisogno, quando sei in armonia con le persone davvero è tutto superfluo.



Domenica dopo, con altri amici con i figli di età simile, abbiamo fatto il primo pezzetto della Parenzana, strada ciclabile che collega appunto Trieste a Parenzo: prima o poi mi piacerebbe farla tutta, e peril momento arrivare a Capodistria ci ha soddisfatto! Tra dolori da sellino, qualche piccola rampa tra le case, e deviazione in strada prima di entrare nella città slovena una volta arrivati sul lungomare il pranzo è stato smisurato rispetto il percorso compiuto, ma tant'è!
fatto il pieno di energie per fare dietro front.
Rientrati al parcheggio, li ho visti provati ma anche soddisfatti, orgogliosi per quello che avevano fatto!




giovedì 2 febbraio 2017

... e che Nevoso sia!

Dopo due tentativi di raggiungere la vetta del Monte Nevoso e potermi gustare il tanto decantato panorama a 360° che si può ammirare da lassù, finalmente in una soleggiata mattina di fine gennaio l'obiettivo è raggiunto!
Ali Capogita propone questa "tranquilla" (ma il suo ritmo non è mai tranquillo, che tanto c'è Fulvia a dargli corda...) gitarella "no stress": la strada per arrivare dopo aver lasciato la via principale e seguando le indicazioni per Ilirska Bistrica sembra infinita, e le aspettative salgono sentendo i racconti delle altrui salite.
Arrivati al parcheggio notiamo come molti altri abbiano avuto la nostra stessa idea; tempo di cambiare le calzature e si parte!
Neve in abbondanza, utilizzo i bastoncini da nordic walking per restare in equilibrio e spingermi un pò di più, dato che i piedi, un passo si e l'altro no affondano.
Inizialmente procediamo solo con le pedule ma, quando il dislivello aumenta, ci fermiamo per mettere i ramponi: tutta un'altra cosa!! :)
on si va più avanti di un passo e in dietro di 2, e spingere anche in salita è decisamente meglio; qualche istante a prender fiato con la scusa di qualche foto mozzafiato quando, da lassù si riesce a scorgere il mare e le isole di Cherso e Veglia, proprio lì davanti a noi, sembrano così vicine e il paradosso è trovarsi a 1796 m slm fronte mare! 


In rifugio beviamo qualcosa di caldo e ci riposiamo, il via vai è concitato, chi si ferma un attimo, chi pranza, chi attacca bottone... prima di raffreddarci troppo è giunto il momento di rimettersi in cammino, questa volta giù senza troppa fatica anche se il fondo nevoso rischia spesso di far perdere l'equilibrio (soprattutto se, con le pedule, si prova a correre!! :O )




Stanchi più per l'aria e il sole che per la camminata in sè, ubriachi di luce e con le guance un pò arrossate, rientrando ci fermiamo in una buona trattoria nei pressi di Kozina
Giornata memorabile, grazie a Alì, Fù, Sandra e Paolo ;)

martedì 18 ottobre 2016

Il monte "Nebbioso"

Ops! non proprio così si chiama, questa è una mia libera interpretazione :P
Sneznik in sloveno, il monte Nevoso noto oltre che per essere innevato per buona parte dei 12 mesi dell'anno, offfre ai gitanti una splendida panormaica:
"Dalla sua cima si possono vedere facilmente, se la visibilità è buona, gran parte delle Alpi orientali (diverse cime delle Dolomiti comprese) le Carniche, le Giulie, le Caravanche e le Alpi di Kamnik oltre alle cime della dorsale istriana e le cime croate del Gorski Kotar fino alle lontane cime della lunga catena costiera del Velebit. Però quello che forse cattura di più lo sguardo è il mare. Dal Nevoso si possono ammirare due mari, il più vicino golfo del Quarnaro con le isole di Veglia (Krk) e Cherso (Cres) e il più lontano golfo di Trieste che spunta oltre i rilievi istriani."
come riportato dal sito SentieriNatura.
Un pò di tempo fa avevamo organizzato una camminata con amici per stare un pò assieme all'aria aperta, camminare in salita e goderci una superba vista sulla.... nebbia!
A distanza di anni ci volgio riprovare, quel panorama mancato mi rode prorpio e così, dopo una mattina impengata al corso base di nordic, scappiamo in Slovenia per sfruttare le ore di luce del primo pomeriggio che rimangono in questa prima giornata di ottobre, dato che il tempo di viaggio si dilata inspiegabilmente... :O
Dopo una lunghissima strada bianca e polverosa ci incamminiamo lungo il sentiero che dapprima sale abbastanza dolcemente; il cielo s'annuvola ma ogni tanto filtra qualche raggio di sole tra le fronde degli alberi.
Passato il punto in cui su raccolgono i ciocchi di legno che i baldi volenterosi portano di buon grado fino al rifugio, inizia il sentiero tra le rocce e distese sterminate di pini mughi.
Putroppo il cielo è sempre più denso e ci avvolge, soffia il vento forte e le nuvole basse ci corrono velocissimo attorno.
Ciak ha smesso di tirare, anche se proceede sempre di buon passo: noi bipedi stiamo dietro!
 
Arrivati in cima e sistemato Ciak un pò al riparo (ci sono 7° C!) ci infiliamo nel caldo ed accogliente rifugio per il tempo di un (rapido) te: non vogliamo raffreddarci troppo nè lasciare Ciak fuori da solo...
Anche questa volta niente panorama! .... mi sa che dovrò riprovarci, magari in un anno dispari!

Questa invece è la foto la settimana successiva alla ns. incursione: a momenti dovevo portarmi le ciaspe!!

giovedì 30 giugno 2016

Un sogno lungo una settimana...

Lunedì dopo 8 ore in auto, con addosso un po' di stanchezza per il viaggio e la tensione lasciata dalla tangenziale di Milano (sembrava di essere in un videogioco!  :O ) prendiamo possesso dell'appartamento: bellissima sorpresa ci offrono un upper level - data la scarsità di presenze, capiremo poi-. Posiamo le valigie, assaggiamo l'aria frizzante e, dopo tante ore in macchina, abbiamo voglia di respirare tra gli alberi, camminando nell'ambiante valdostano.
Troviamo una bella passeggiata a un paio di chilometri dal residence, alle pendici del monte Rutor; partiamo dal piccolissimo abitato di La Joux e, risalendo il torrente che nasce e scivola a valle dall'omonimo ghiacciaio, si incontrano 3 cascate suggestive: la terza, quella più in altro con tanto di ponte sospeso e arcobaleno!
prima cascata
Sentiero di gnomi e folletti!
terza cascata
Per il momento si tratta di un trekking panoramico al cospetto del Monte Bianco percorrendo il sentiero che parte da La Joux (1600 m), frazione di La Thuile. Proseguendo oltre, dopo l'ultima cascata, si arriva ai laghi alpini di Bellacomba (2392 m) e, ancora oltre, si può raggiungere il Rifugio Deffeyes (2494 m); per questo primo assaggio basta così, abbiamo fatto conoscenza coi dintorni, ed il rifugio sarà meta di un'altra escursione!
Calta palustre
Lago glaciale



Martedì mattina il buongiorno si vede dalla... corsa! C'è voglia di sgranchirsi le gambe e proprio davanti al residence ci sono gli impianti di risalita; sul fianco del monte si snodano diversi sentieri e carrarecce, alcuni riservati alle MTB.
Quest'anno si svolge la prima edizione del La Thuile Trail e, per un pelo, non riusciamo a parteciparvi; ci consoliamo assaggiandone in più occasioni alcuni tratti dato che cartelli del percorso sono già ben posizionati...
Il sentiero n° 9 sale costante ma deciso sinuosamente tra i tornanti fino ad arrivare in cima; qui c'è un gran trambusto per sistemare locali e impianti abbandonati dopo la fine della stagione invernale. In questi giorni tutto si rimette in moto per inaugurare la ricettività estiva che, qui deve ancora cominciare: siamo al limite del "fuori stagione".
Per rientrare in paese scendendiamo seguendo una pista, a tratti ancora ben innevata :O ... momenti di panico!!!

 
In tarda mattinata lasciamo la macchina sul confine francese del Colle del Piccolo San Bernardo e ci avventuriamo alla ricerca del lago di Verney - facilissimo da trovare ;)  - e di quello di Tormotta... percorso consigliato e sicuramente che meritava, se solo avessimo trovato il secondo lago! :(
chiacchiere da marmotte...
Causa meteo sfavorevole, numerosi tratti coperti da ampi nevai, pioggia e nebbia fitta abbiamo dovuto desistere e, dopo qualche chilometro, tornare sui nostri passi. *



Bagnati e infreddoliti ci scaldiamo in un bar: niente da fare, in ogni posto dove  ci fermiamo resto incantata davanti alle mappe che rappresentano del territorio montuoso della zona: come il viso di un'anziana signora, i rilievi sono segni profondi, a tratti aspri e aggrottati, che hanno visto tanto e che hanno tanto da raccontare...

Mercoledì tocca a LUI! ebbene sì, ci sono tantissimi motivi per cui siamo finiti in Valle d'Aosta, ma per me uno, sebbene infantile e banale, uno particolare di sicuro: il mito del Monte Bianco non manca certamente... Ammaliata e affascinata fin da piccola, finalmente si va sul tetto dell'Europa! Largo a  prospettive e paesaggi davvero unici e spettacolari :D
La mattina inizia un po' in ritardo rispetto la tabella di marcia dato che "chi non ha testa...." trova sicuro un'anima comprensiva che lo riporta a casa a prendere la macchina fotografica...!
Lasciando alle spalle Courmayeur e procedendo verso la Francia, si arriva a Pontal (1300 m): qui si sale sulla nuovissima skyway, dritti verso il cielo!
Pontal: partenza funivia
Dopo una soste intermedia di una ventina di minuti a Pavillon du Mont Fréty, durante la quale si può visitare il giardino botanico Saussurea, si arriva fino a punta Helbronner (3466 m).
Arrivati in cima, non appena fuori dal nuovo rifugio Torino rimango abbagliata dalla luce accecante del sole (la giornata è limpida, brilla superbo nel cielo) e soprattutto dal riverbero della luce sulla neve. Guai se non avessi gli occhiali e la crema solare, sarei arrostita in 5 minuti!
 
Il dente del gigante
Escursionisti su un mare di neve


Funivia che porta sulla cima francese
Monte Bianco 4807 m
vecchio rifugio Torino visto da punta Helbronner



Punta Helbronner
Non posso non essere sorpresa dalla moltitudine e varietà di persone incontrate sulla terrazza panoramica, le mise sono le più disparate: chi in pantaloncini corti e sandali, chi in pedule e giubbotto, famiglie con figli, comitive di pensionati, tantissimi giapponesi e francesi...

In cima inizio a sentirmi strana e spossata, il mal di montagna mi lascia abbastanza scassata: dopo aver camminato un po' all'aperto ed aver assaggiato la neve candida, ci fermiamo a visitare la mostra dei cristalli e la sala del monte Bianco, che regala una vista con inquadratura ad hoc!
 

Con un ascensore ed un tunnel arriviamo al vecchio Rifugio Torino, ampio e ben attrezzato per ospitare scalatori ed escursionisti esperti e avventurosi ... o chi come noi fa solo il turista!
Tunnel che collega il nuovo e il vecchio rifugio Torino
Vecchio rifugio Torino



Una volta tornati "sulla Terra" ci spostiamo in Val Ferret per raggiungere, con una breve camminata, il rifugio Bertone. Lasciando l'auto parcheggiata in zona Plampincieux percorriamo una larga carrareccia fra pascoli e prati, che solo nell'ultimo tratto diventerà uno stretto sentiero.
Le camminate sono affrontate con passo rilassato e con le pedule ai piedi, difficile correrci dentro, anche se a volte, la tentazione di farlo, è stata decisamente troppo forte!
Tutta la passeggiata si trova di fronte al massiccio del monte Bianco -per chi avesse voglia (e gambe) di gustarselo tutto, ecco il Tour del Monte Bianco-, e possiamo ammirarlo in tutto il suo splendore (per la neve in cima) e la sua asprezza (fianchi appuntiti, ripidi e scoscesi); il contrasto tra il marrone scuro della terra, il grigio delle rocce fa brillare ancora di più la sommità dolcemente ricoperta di neve.
nemmeno una nuvola!
Il rifugio Bertoni

Le orchidee selvatiche: uno dei tanti motivi per i quali sono qui!


Giovedì scopriamo un'altra bella escursione dietro l'angolo: partendo dal colle San Carlo, (10 minuti in auto da La Thuile) inizia una facile passeggiata verso il lago d'Arpy immersi in un bosco di alberi altissimi!
Lago d'Arpy
Lago d'Arpy
 
Raggiunto il primo obiettivo, continuiamo il sentiero per arrivare al lago di Pietra Rossa; purtroppo dopo aver fatto un bel tratto in salita dobbiamo desistere per la presenza di un grosso cumulo di ghiaccio, in un tratto impervio.
A malincuore facciamo dietro front e ritorniamo al comodo prato che circonda il lago e ci consoliamo con il pic nic.
prato da pic nic!
Rinfrescati dalle acqua gelide, - riesco a tenere i piedi immersi non più di due secondi!!!- prendiamo un altro sentiero in salita che ci porta al Colle della Croce, sulla cui sommità ci sono i ruderi di fortificazioni militari dell'ultimo  conflitto mondiale.
Raggiunta la vetta veniamo ripagati da una vista mozzafiato proprio su la Thuile, tanto da farci venire in mente che potrebbe essere interessante arrivare qui dall'altro versante, così come ci dicono i due ragazzi dell'organizzazione di una gara di MTB che stanno segnano il percorso...
vista dal Colle della Croce su La Thuile, dietro il massiccio del M. Bianco
Finito il giro a Colle San Carlo, ci attardiamo a fare quattro chiacchiere col gestore del Bar la Genzianella: si ha la sensazione che lo scorrere del tempo qui abbia un altro ritmo, lontano dalla frenesia della città, in un'attività che oggi oggi come 30 anni fa ruota intorno alla natura e alle montagne...

Rientrando passiamo per il piccolo abitato di Morgex e quindi sosta a Pré-Saint Didier per ammirare l'Orrido dalla terrazza panoramica (esclusivamente per chi non soffre di vertigini!!!)

Venerdì ritorniamo sul percorso già esplorato delle 3 cascate del Rutor, ma non ci fermiamo al lago glaciale e tiriamo dritti in decisa salita verso il rifugio Deffeyes.
La giornata è splendida, ma comunque calda e la salita è alquanto impegnativa... tutta la fatica è ripagata dall'accoglienza di Ares e  dal te alla menta che bevo dentro;
pelosa accoglienza in cima! :D
questo è uno dei primi punti toccati dai concorrenti del Tor des Geants dopo poco meno di 30km dalla partenza da Courmayeur; il ragazzo al bar ci racconta numerosi aneddoti delle varie edizioni di questa straordinaria gara: cose da brividi!
Nel primo pomeriggio arriviamo ad Aosta, capoluogo che sorge proprio nell'unica zona priva di montagne, una conca calda e umida dove scorre la Dora Baltea e si trovano i piedi di montane austere e maestose.
Arrivando in auto la cosa che mi colpisce è che, ai lati della strada principale si intravedono, tra le viuzze e in lontananza, prati con mucche e impianti di risalita... Sì, proprio dal centro città!
Aosta si snoda intorno a un viale, in gran parte pedonale, dove possiamo gustare un ottimo gelato, fare acquisti e trovare souvenirs...

Cattedrale S. Maria Assunta e S. Giovanni Battista
Piazza Emile Chanoux
Porta Praetoria

Arco di Augusto

Teatro Romano
Molto caratteristiche la piazza del municipio, la porta pretoria ed il teatro romano, davvero ben conservato.
Tutto molto carino, ma complice l'ora e il sole battente, fremo per ritornare in quota e respirare un po', lasciandomi alle spalle almeno 10° C...
Sulla via del rientro non possiamo snobbare il richiamo del Castello di Fenis; è un po' tardi, ma la guida è gentilissima (il castello è visitabile solo se accompagnati) e riusciamo a prendere il biglietto per l'ultimo giro! ci avrà odiati? non so, ma dalla cortesia dimostrata direi di no, anche se il nostro era l'ultimo giro della gioranta ed eravamo in due :S






Del resto, senza guida non avremmo apprezzato e compreso le vicissitudini storiche e familiari svoltesi tra quelle mura; ho trovato incantevole immaginare i fatti narrati, in un ambiente così fiabesco e intriso di storia...

Sabato torniamo in Val Ferret per una percorso che ci porterà al rifugio Bonatti prima e al rifugio Elena: poi si tratta da una passeggiata caratterizzata da un dislivello modesto;
trekking nipponico

Rifugio Walter Bonatti
dopo essere arrivati al primo rifugio il percorso scende di quota per poi risalire al rifugio Elena. Siamo quasi arrivati al nostro secondo obiettivo quando sento un boato: mi giro e vedo delle nuvole nere e minacciose che si avvicinano rapidamente.
Cammino con i bastoncini in mano, in cima alla salita e non mi sento per nulla tranquilla: accelero il passo, quasi quasi mollo li gli stecchi?! Ultimo sforzo, il temporale non è ancora arrivato ma ci rincorre a elevata velocità! Scolliniamo, vedo l'ingresso del rifugio, entriamo: salvi! nel tempo di 5 minuti, le persone che entrano di corsa sono completamente fradicie, 10° in meno in un attimo...
Mai te sorseggiato più lentamente al caldo asciutto del rifugio; tra una rivista e qualche pagina di libro passa così un'ora abbondante e... quando guardiamo di nuovo fuori il temporale è passato. Sparite le nuvole nere, in lontananza si vede il cielo azzurro e splendente che promette un pomeriggio luminoso e soleggiato!
temporale in arrivo...
... e poi torna il sereno!
 
Rientriamo e chiudiamo il giro passando per la larga carrareccia che parte a valle, non facendo a ritroso il sentiero che era già a tratti paludoso.
Nel pomeriggio ci perdiamo gironzolando tra le vie di Courmayeur ingannando il tempo.
 
Chiesa San Pantaleone


Infatti attendiamo l'apertura del Museo delle Guide Alpine, gustando nel frattempo un cari(ni)ssimo gelato! :P
Vedere gli indumenti e l'attrezzatura d quei pionieri che un secolo e mezzo fa hanno aperto e scritto la storia dell'alpinismo fa venire i brividi e decretare senza dubbi che si trattava di uomini con sogni e attitudini smisurati.

Rientriamo alla base abbastanza presto e così, cambiati i vestiti e soprattutto le calzature, "cORsA D'ARIA" a ciascuno, per permetterci di ritornare in linea con se stessi ed esplorare i sentieri intorno a casa...
Trovo un bel percorso segnato per ciaspe che si inerpica dalla periferia dell'abitato  e parte deciso in salita. Dopo numerosi tornanti, di cui non tengo il conto, la vista si apre su un prato, una casetta e la vista su La Thuile poco più sotto, che è già in ombra mentre a metà collina il sole sembra promettere di non andarsene mai. Un piccolo tratto nel bosco e sbuco a Buic, piccola frazione sulla collina per poi tornare in centro per le stradine tortuose e strette che si intrufolano fra le case.
 Bastano poche centinaia di metri per passare dal ritmo movimentato e operoso dell'abitato al tempo lento ma inesorabile della natura...
Domenica è l'ultimo giorno di questo Paradiso e intrecciando parte del percorso del giorno prima con la passeggiata di giovedì dal colle San Carlo a quello della Croce, studiamo le cartine dei dintorni. Disegniamo un giro che ci regala 1000 m D+ belli tosti da casa al Colle della Croce, per poi scendere per il bellissimo sentiero panoramico e scorrevole che riporta al Bar Genzianella; fatto il più, un po' d'asfalto fin cassa e il cerchio è chiuso!
Iniziamo subito in salita, la carrareccia larga con i tornanti a quest'ora è in ombra e così si sale che è un piacere il tratto nel bosco, quindi sbuchiamo nei prati, per poi tornare di nuovo sotto maestosi abeti, questa volta seguendo un single track. L'ultimo tratto di salita è ghiaioso ed esposto, il terreno è scuro, color antracite; il sole ormai è sorto da dietro il colle sul quale stiamo salendo ed è radente, accecante. 1000 metri di salita che non molla un attimo in 8 km, uso i bastoncini per alleggerire il carico su quadricipiti e polpacci: la soddisfazione arrivata su è indescrivibile! Abbiamo conquistato un posto sulla terrazza panoramica davanti al Monte Bianco, c'è un silenzio e una luce surreali, la fatica avvolge il momento col gusto della conquista... un istante di magia!

Nel pomeriggio, per l'ultima camminata, ci spostiamo in Val Veny: il nostro obiettivo è il rifugio Elisabetta; sicuramente interessante come punto di partenza per trekking più imegnativi, ma come punto d'arrivo alquanto deludente. Per i primi 5 km abbiamo camminato lungo una larga carrareccia in un panorama spoglio e desolato, solo l'ultimo tratto si inerpicava in un sentiero degno di questo nome.
 

Splendida settimana, quando si susseguono gli istanti in cui resti senza parole, a bocca aperta, per la meraviglia che hai intorno, di sicuro si tratta di una settimana da sogno!

*Un giorno su sette di mal tempo ci sta, altrimenti non sarebbe stata una vacanza vera, ma solo un sogno...