Come da tradizione la prima domenica di dicembre, la conferma non la
troverete da nessuna parte, semplicemente si "sa che c'è"...
forse una riga qualche giorno prima su http://www.marathontrieste.it/html/homepage_flash.html e, se si è riiscritto al forum, la conferma da oryx o chi per lui...
l'ideale
è avere un assistente/autista che porta i rifornimenti ai vari passaggi
sulle strade che portano ai valichi di confine, ma male che vada un
passaggio da Jamiano per tornare alla partenza lo si trova...
giusto per capire di che cosa si tratta:
Già
il nome è intrigante, non è Ultra Raid Trail Tour, ma un’inusuale
“Cavalcata”, che dà tutto il senso di una corsa epica e definitiva,
l’altopiano carsico tutto d’un fiato, da Pese, sopra Trieste, a Jamiano,
sopra Monfalcone. Niente reclam, niente sponsor, niente organizzazione,
niente pettorali, niente assistenza, solo un sentiero con i segnavia
rossi e bianchi del CAI, con il numero tre qualche volta evidente e
altre no, a dipanare un filo che scorre in un ginepraio di tracce,
stradine, sentieri, doline, radure, boschi e roccette. Non cercatela su
internet o nei calendari gare, non la troverete, presentatevi
semplicemente alle sette del mattino al valico confinario di Pese e,
come da ventidue anni a questa parte accade, non sarete i soli. Per le
iscrizioni due maturi cronometristi, imbacuccati per il gelo mattutino,
sul retro di un vecchio furgone volkswagen prendono nota di nome e
cognome dei partecipanti. Briefing da un altoparlante fissato sul tetto
del furgone, pochi minuti prima dello start alcune indicazioni sul
percorso in triestino stretto: “muli, el sentiero xe segnado, ma atenti
ai bivi, normalmente se va a sinistra, ma qualche volta anche a destra,
oggi poi xe sol e xe facile, la corsa va verso ovest, quindi el sol lo
gavé o in schiena o a sinistra, se ve lo trovè in fronte gavé sbagliado e
dové tornar indrio”. Campagna io non getto i miei rifiuti: “muli, lassé
el Carso come lo gavé trovado, quindi cartine e butiliete tegnile con
voialtri, poi al massimo le lassé sull’asfalto dove se traversa, che noi
ingrumemo le scovaze e le portemo via”. Alle sette e trenta lo start
per i runners, quest’anno record con ottanta presenze, cui seguirà alle
otto quello per una cinquantina di bikers.
La partecipazione è
trasversale, escursionisti e alpinisti che chiudono la stagione assieme
ad atleti da strada, anche forti, che provano l’emozione del trail sulla
lunga distanza, sfida all’ultimo metro con se stessi o con gli
avversari di club e scampagnata tra amici, gente che viene dalle ultra a
godersi l’ultima passeggiata fuori porta e animali da mezza maratona
che provano a superare i propri limiti. Lo spirito è quello giusto,
amicizia e sana competizione, goliardia e amore per la natura. Per
questa corsa potrebbe calzare a pennello l’acronimo TAA: trail
autogestito agonistico.
Il tracciato percorre integralmente l’Alta
Via del Carso Triestino, cinquantatre chilometri lungo il confine tra
Italia e Slovenia, in un continuo saliscendi per un dislivello positivo
totale di circa millecinquecento metri, senza salite importanti e
raggiungendo si e no i settecento metri di quota. Pur essendo a pochi
chilometri dalla civiltà, l’ambiente è selvaggio, a tratti anche aspro, e
alterna boschi meditativi a squarci di grandi panorami verso il mare
del golfo di Trieste e, sul lato opposto, verso le vallate e le alpi
innevate della Slovenia. Per chilometri e chilometri non si incontra
niente e nessuno, solo boschi di piccole querce e di pini marittimi,
brevi tratti di prato con animali al pascolo, verdi e umide doline,
pietraie riarse dalla bora, vecchi cartelli e cippi di confine, asfalto
praticamente zero, come ha detto qualcuno “è un’indigestione di carso”.
Pochi i passaggi per piccoli centri abitati, Grozzana, Monrupino,
Medeazza, o in attraversamento alle strade asfaltate che portano ai
valichi di Basovizza, Fernetti, san Pelagio, dove i locals ricevono
assistenza da amici e parenti mentre chi corre in autonomia tira dritto
con il camel sobbalzante sulle spalle. Punti cospicui sono il monte
Concusso, il monte Orsario, il monte Lanaro, la sella del Mercoledì ed
il monte Ermada. Il terreno è vario, tratti di carrareccia più o meno
manutenuta si alternano a sentieri dal fondo molto tecnico, in cui la
corsa diventa durissima perchè la facile pendenza invita ad allungare la
falcata, ma ogni passo nasconde un’insidia. La segnatura è buona, anche
se bisogna restare concentrati, soprattutto nei tratti scorrevoli, dove
alla minima disattenzione si può perdere il bivio da cui si stacca il
piccolo sentiero da seguire, e si finisce col tirare dritto. E’ proprio
un bel correre, volendo in compagnia, ma anche in beata solitudine per
chi preferisce così. Per molti tratti lo sguardo è a “fuoco corto”, ad
osservare il sottobosco, i segni, le tracce o ad inseguire pensieri, poi
inaspettatamente dietro un angolo il paesaggio si apre e la vista si
allunga, ora a cercare punti riconoscibili del golfo, ora a capire le
valli e le montagne dell’ignoto sloveno.
Verso la fine, con la
stanchezza che oramai si fa ben sentire, si vede dall’alto il paese di
Jamiano, una lunga discesa e poi poche centinaia di metri di risalita da
un vallone, e dove la carrareccia muore sull’asfalto i due
cronometristi fermano il tempo e annotano il nome. Niente striscioni,
niente docce, niente premiazioni, niente mezzi per rientrare alla
partenza, solo un pentolone di the cui provvede un generoso volontario,
un paio di lattine di Lasko pivo ghiacciata lasciate da un benefattore
su un muretto e grandi chiacchiere e commenti tra gente che si cambia
all’aperto. Aria di festa da fine stagione, cordialità triestina, e alle
quindici i cronometristi sbaraccano, chi non è riuscito ad arrivare in
tempo si arrangerà, d’altronde “col sol in fronte” in qualche chilometro
si è di nuovo nella civiltà. La Cavalcata Carsica si chiude così, senza
clamori, in piacevole clima di amicizia e con dentro la sensazione di
aver ancora una volta concluso un viaggio. Tra qualche giorno in un
oscuro angolo del sito del Marathon Club Alabarda di Trieste ci saranno
le classifiche e forse il Piccolo avrà pubblicato un trafiletto, niente
di più. Semplicemente stupendo.
La go fatta una volta sola , le altre seguivo el mio maestro e amico Rudy Geic , che Dio lo gabbi in gloria ... Ricordemose anche de Maurizio Vangi e de Armando Germani , che anche lori purtroppo non xe' piu' con noi , e che xe' stadi forgiadori e promotori de questa iniziativa , fazevimo i tochi del 3 insieme... .Un saluto a tutti da Roberto Ceppi , non so se qualchedun me ricorda...
RispondiEliminaCiao e benvenuto :) grazie per la testimonianza!
EliminaPer me la prima volta. Dopo aver letto diverse recensioni, non vedo l'ora di essercie di godermela, bora permettendo. Leandro
RispondiEliminaanche per me la prima: domani il meteo dovrebbe essere dalla nostra!
EliminaL'anno scorso ho dovuto abdicare all'ultimo momento causa guai fisici, quest'anno finalmente il battesimo: esperienza entusiasmante, percorso semplicemente meraviglioso!
RispondiEliminaHo solo patito qualche crampo, per il resto, nonostante non avessi nelle gambe la distanza, sono riuscito a portarla a termine senza grosse difficoltà, anche perchè ho impostato un'andatura molto tranquilla, anche la bora tutto sommato, avendola alle spalle non è risultata così fastidiosa come temevo appena sceso dalla macchina a Pese! Da ripetere sicuramente, magari con un pò più di allenamento.
luciano
in effetti il meteo quest'anno è stato un "regalo"... non si poteva chiedere di più!
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