Trail delle Orchidee – 26 luglio 2015
Tanta
emozione ed attesa per questa prima edizione del Trail delle Orchidee, una
corsa in alta montagna, tra Carnia e Cadore in Alta Val Lumiei, un percorso ad
anello (92% su sentieri e strade sterrate) sul bordo della splendida conca del
Lago di Sauris, di Km 48,2 e D+3310, con partenza ed arrivo al Passo Pura.
Si tratta
del mio primo ultra trail in montagna e mi porto dietro i timori di non aver
affrontato una adeguata preparazione, che mi consenta di finire la gara senza
soffrire troppo. Anche se di certo ci sono molte gare ben più lunghe ed
impegnative, sono sicura che già questa distanza non si possa improvvisare e
necessiti di essere affrontata con tutto il rispetto che il dislivello e la
montagna richiedono.
Sabato
pomeriggio ritiriamo il pettorale ed il pacco gara ad Ampezzo e ci
intratteniamo al briefing presentato da Stefano e Lucio. Il primo, gestore del rifugio Tita Piaz (punto di partenza
e arrivo della gara), nonché organizzatore del Trail; il secondo che si è
occupato nei minimi dettagli di tracciare il percorso. Si tratta di un magico
itinerario negli spazi incontaminati delle Alpi Carniche su antichi sentieri
tracciati dai valligiani per sostenere la povera e quasi del tutto abbandonata
economia di montagna, per la fienagione, la silvicoltura e l'alpeggio, in un
ambiente non ferito da tralicci e piloni per sciovie e assordato
dall'escursionismo di massa, anzi il "regno del silenzio".
Le condizioni meteo, che fino a giovedì apparivano catastrofiche ed avevamo messo in allerta gli organizzatori, sembrano ormai un brutto presagio che, domenica mattina in partenza, si dissolve definitivamente al sorgere di uno splendido sole in un cielo azzurro e senza nuvole.
Le condizioni meteo, che fino a giovedì apparivano catastrofiche ed avevamo messo in allerta gli organizzatori, sembrano ormai un brutto presagio che, domenica mattina in partenza, si dissolve definitivamente al sorgere di uno splendido sole in un cielo azzurro e senza nuvole.
In
partenza l'aria è frizzante per la temperatura ed elettrica per la tensione
pre-gara; sono circondata da concorrenti che parlano delle gare appena svolte
ben più lunghe e famose ed io sento il peso della mia inesperienza: l'unico
pensiero è arrivare alla fine. Ci saranno Paola e Stefano lungo il percorso ad
incitarmi e pronti per festeggiare l'arrivo mio e di Federico, quindi non posso
deluderli!
Finalmente
alle 7 la partenza che libera ogni
tensione; le gambe possono iniziare il viaggio! Mentalmente ho diviso la gara
in due parti: la prima, più impegnativa
e tecnica fino al 22° chilometro, che ci porta in vetta al Clap Savon (2462 m),
punto più elevato del percorso. Il secondo tratto, da Sella Rioda in poi,
caratterizzata da terreno e dislivello più scorrevoli e simili a quelli ai
quali sono abituata.
Nonostante
la partenza sia su strada asfaltata per qualche centinaio di metri e su una
larga strada forestale, nel primo tratto di gara siamo un gruppo abbastanza
compatto tanto che all'imbocco del sentiero 215 formiamo un bel serpente
colorato che sale fino alla Forca di Montôf (1822 m): siamo ancora freschi e
allegri, le voci si alzano in commenti e
battute di spirito.
Dalla
forca si lascia il sentiero 215 per il 214, sentiero in sella con una pendenza
più dolce che consente, a tratti, di lasciar andar le gambe; dopo circa tre
chilometri si prende il sentiero 234 che si percorre in discesa attraversando una splendida brughiera alpina
fino a raggiungere la Casera Giaveàda (1684 m), dove troviamo il primo ristoro.
Riempio al volo la borraccia di acqua e inizio a salire per il sentiero 234a dapprima in un bosco di larici e poi in una prateria fiorita: il nome del trail non è scelto a caso, lungo il percorso infatti ci sono numerosissime specie di orchidee selvatiche (più di una trentina) con colori vivaci e brillanti tra i quali dominano il viola ed il giallo.
Riempio al volo la borraccia di acqua e inizio a salire per il sentiero 234a dapprima in un bosco di larici e poi in una prateria fiorita: il nome del trail non è scelto a caso, lungo il percorso infatti ci sono numerosissime specie di orchidee selvatiche (più di una trentina) con colori vivaci e brillanti tra i quali dominano il viola ed il giallo.
La salita
si fa più ripida, il fondo si trasforma e non c'è più erba, cespugli o alberi:
si sale per un ghiaione ed il sentiero è un'idea.
Scolliniamo
sul pian delle Streghe, altopiano morenico formatosi alle pendici del Monte
Bìvera. Si seguono i segnavia che disegnano un percorso dapprima irregolarmente
pianeggiante, quindi in discesa, successivamente in ripida salita su ghiaione
fino a congiungersi con il sentiero 212.
Il fondo è
pietroso, tagliente, sdrucciolevole, aspro e così chiaro da riflettere con
forza la luce del sole: difficile non emozionarsi, siamo ancora abbastanza
numerosi e ravvicinati e ammiro un paio di ragazze che mi passano: non usano i
bastoncini e tengono le mani dietro la schiena. Non posso non pensare a quante
salite quei piedi hanno scalato e a quanta esperienza mi manca. Dal canto mio
non so come farei senza i bastoncini che, nei tratti più franosi, mi danno il
sostegno per non ruzzolare giù.
Alla Forca
del Bìvera (2330 m) si gira a sinistra e si percorre un'affilata cresta:
rispetto l'esplorativo di qualche settimana prima, per l'occasione, il sentiero
è stato attrezzato con funi e assistenza dei Volontari del Soccorso Alpino
pronti a dare una mano o un consiglio! Si arriva quindi alla vetta del Clap
Savòn, 2462 m, punto più elevato del Trail delle Orchidee. Qui un piccolo
pubblico a fare il tifo e incoraggiare, mentre il vento in cima rinfresca e
sferza il viso: giusto un secondo ad ammirare il panorama mozzafiato che lo
sguardo percorre in una rapida
panoramica e giù, a capofitto verso il ghiaione che porta alla Casera
Chiansavèit (quota 1702 m) dove trovo il secondo ristoro.
Immensa gioia vedere Paola e Stefano ad aspettarmi, hanno fatto una levataccia solo per essere qui e darmi il loro supporto, sono senza parole! Mentre bevo e mangio qualcosa, devo assolutamente fermarmi e togliere gli innumerevoli sassi che i sono infilati scendendo il ghiaione, mentre Stefano mi comunica che Federico è transitato di là un quarto d'ora prima.
Immensa gioia vedere Paola e Stefano ad aspettarmi, hanno fatto una levataccia solo per essere qui e darmi il loro supporto, sono senza parole! Mentre bevo e mangio qualcosa, devo assolutamente fermarmi e togliere gli innumerevoli sassi che i sono infilati scendendo il ghiaione, mentre Stefano mi comunica che Federico è transitato di là un quarto d'ora prima.
Sono
stanca, la discesa mi ha lasciato le gambe un po' dolenti, ma inizia una strada
bianca abbastanza corribile e con leggera pendenza, che dopo circa 3 Km, porta
alla strada asfaltata. Solo un chilometro di asfalto (che sembra infinito!) e,
arrivati alla Sella di Riòda (quota 1809), incomincia il sentiero 206 che
aggira il Monte Palone: una prima salita non troppo impegnativa e poi
finalmente un traverso dove le gambe girano facilmente e riesco a scioglierle
un po'.
A Sella di
Festòns (quota 1860) c'è il terzo ristoro poi si riprende sentiero 206 e si
passa la Sella di Malìns (quota 1860) e, sfiorata la vetta del Monte Pièltinis,
si scende alla Casera Pièltinis. Si imbocca quindi il sentiero 218 e a quota
1440 si raggiunge la strada comunale di collegamento tra Sauris di Sotto e
Lateis. Ripida strada in salita alle spalle della frazione dei Lateis alla
quale segue una meritata discesa con fondo sassoso: non credevo di averne ancora
e invece sfrutto la forza di gravità e passo qualche concorrente lasciando
andare le gambe. Sono trascorsi i chilometri e ormai siamo dispersi; corro sola
per chilometri e pensieri.
Arrivata a Lateis dopo una discesa in un lungo prato e passate due curve sull'asfalto, rientro in un sottobosco caratterizzato da un single track con un continuo saliscendi con ripetuti cambi di direzione: bellissimo, magico e troppo breve, ci stavo prendendo gusto, ed invece sbuco in un prato. Mi aspetterei ora una corsa facile ma l'inclinazione della collina e l'erba scivolosa non mi permettono di avere un appoggio stabile e praticamente devo camminare. Sorpasso un ragazzo che si sta togliendo il pettorale, e proprio mentre sto mentalmente considerando che non manca molto (asfalto – galleria – ultima salita nel sottobosco) scivolo sulla paglia gialla. Sento in un istante un crampo che prende contemporaneamente il piede ed il polpaccio: NO, non può andare così! Stiro i muscoli, attendo un attimo e riparto cercando di rilassare il più possibile piede e gamba; confido che la strada asfaltata che mi aspetta, torni utile.
Arrivata a Lateis dopo una discesa in un lungo prato e passate due curve sull'asfalto, rientro in un sottobosco caratterizzato da un single track con un continuo saliscendi con ripetuti cambi di direzione: bellissimo, magico e troppo breve, ci stavo prendendo gusto, ed invece sbuco in un prato. Mi aspetterei ora una corsa facile ma l'inclinazione della collina e l'erba scivolosa non mi permettono di avere un appoggio stabile e praticamente devo camminare. Sorpasso un ragazzo che si sta togliendo il pettorale, e proprio mentre sto mentalmente considerando che non manca molto (asfalto – galleria – ultima salita nel sottobosco) scivolo sulla paglia gialla. Sento in un istante un crampo che prende contemporaneamente il piede ed il polpaccio: NO, non può andare così! Stiro i muscoli, attendo un attimo e riparto cercando di rilassare il più possibile piede e gamba; confido che la strada asfaltata che mi aspetta, torni utile.
Arrivo
subito al lago di Sauris (981 m), che è stato il fulcro di tutto il nostro
percorso, il turchese brillante e intenso che lo caratterizza in questa
giornata di sole lascia incantati. Però non c'è tempo per la contemplazione,
quando arrivo in località La Maina, sull'asfalto, riesco a farmi un'idea
abbastanza precisa di cosa mi spetta ancora: due chilometri lungo il lago fino
ad arrivare alla diga, quindi la galleria con diverse suggestive feritoie sul
lago e l'ultima salita di 5 chilometri nel bosco per ritornare al rifugio Tita
Piaz.
Uscita dalla galleria percorro solo pochi metri, trovo l'ultimo ristoro e volti amici; quindi salgo dei gradini che portano dalla strada al sentiero che circa per 1 Km si inerpica su per il Bosco Flòbia, fino ad incontrare una pista forestale. Il tracciato prosegue sul sentiero didattico, costellato da numerosi tabelloni informativi, che mi riprometto di leggere in un'altra occasione, magari portandoci i bimbi.
Uscita dalla galleria percorro solo pochi metri, trovo l'ultimo ristoro e volti amici; quindi salgo dei gradini che portano dalla strada al sentiero che circa per 1 Km si inerpica su per il Bosco Flòbia, fino ad incontrare una pista forestale. Il tracciato prosegue sul sentiero didattico, costellato da numerosi tabelloni informativi, che mi riprometto di leggere in un'altra occasione, magari portandoci i bimbi.
Il
sottobosco ci ripara dal sole, mentre la stanchezza, in questo arrivo in
salita, si presenta prepotente: oramai
ho solo voglia di finire, e sentire la voce
degli incitamenti per i concorrenti che tagliano il traguardo ha un
effetto galvanizzane. Trovo energie che non credevo più di avere e ringrazio
mentalmente tutte le persone che mi hanno dato fiducia e che mi hanno aiutata
ad arrivare qui.
Taglio il traguardo con un gran sorriso, esplode in me la felicità di avercela fatta, che posso finalmente condividere abbracciando Federico, Paola e Stefano, compagni di questo, e di tanti altri viaggi!
Doccia, cambio e si resta nel bel rifugio a godere della festa e ad attendere altri amici ancora sul percorso, festeggiando l'arrivo con una bottiglia che ha viaggiato appositamente per l'occasione!
Taglio il traguardo con un gran sorriso, esplode in me la felicità di avercela fatta, che posso finalmente condividere abbracciando Federico, Paola e Stefano, compagni di questo, e di tanti altri viaggi!
Doccia, cambio e si resta nel bel rifugio a godere della festa e ad attendere altri amici ancora sul percorso, festeggiando l'arrivo con una bottiglia che ha viaggiato appositamente per l'occasione!
Il tempo è
relativo, la felicità assoluta: sono stanca certo, ma la soddisfazione più
grande è stare bene e sentire di aver
fatto gli allenamenti giusti che ci hanno permesso di portare a casa degnamente
le gambe!
Salire sul podio per essere arrivata ottava donna poi, aggiunge emozione all'emozione! :D
E' nata
così questa fortunata prima edizione del Trail delle Orchidee che, con quasi
300 iscritti, ha avuto ben 231 concorrenti che hanno portato a termine il
percorso entro il tempo massimo di 12 ore.
Questa
gara è stata caratterizzata dalla gran cura che gli organizzatori hanno messo
nella sua gestazione, qualità che certamente noi partecipanti abbiamo
fortemente apprezzato; ad iniziare dal sito internet, dettagliato e
approfondito, pieno di informazioni, tracce, fotografie e video degli
allenamenti sui sentieri, già perfettamente segnati da cartelli e paletti più
di un mese prima della gara, al fine di consentire ai concorrenti di provare il
tracciato di gara.
Un
appuntamento da mettere certamente nel calendario del prossimo anno.
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