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venerdì 31 luglio 2015

Trail delle Orchidee

Trail delle Orchidee – 26 luglio 2015
Tanta emozione ed attesa per questa prima edizione del Trail delle Orchidee, una corsa in alta montagna, tra Carnia e Cadore in Alta Val Lumiei, un percorso ad anello (92% su sentieri e strade sterrate) sul bordo della splendida conca del Lago di Sauris, di Km 48,2 e D+3310, con partenza ed arrivo al Passo Pura.

Si tratta del mio primo ultra trail in montagna e mi porto dietro i timori di non aver affrontato una adeguata preparazione, che mi consenta di finire la gara senza soffrire troppo. Anche se di certo ci sono molte gare ben più lunghe ed impegnative, sono sicura che già questa distanza non si possa improvvisare e necessiti di essere affrontata con tutto il rispetto che il dislivello e la montagna richiedono.
Sabato pomeriggio ritiriamo il pettorale ed il pacco gara ad Ampezzo e ci intratteniamo al briefing presentato da Stefano e Lucio. Il primo,  gestore del rifugio Tita Piaz (punto di partenza e arrivo della gara), nonché organizzatore del Trail; il secondo che si è occupato nei minimi dettagli di tracciare il percorso. Si tratta di un magico itinerario negli spazi incontaminati delle Alpi Carniche su antichi sentieri tracciati dai valligiani per sostenere la povera e quasi del tutto abbandonata economia di montagna, per la fienagione, la silvicoltura e l'alpeggio, in un ambiente non ferito da tralicci e piloni per sciovie e assordato dall'escursionismo di massa, anzi il "regno del silenzio".
Le condizioni meteo, che fino a giovedì apparivano catastrofiche ed avevamo messo in allerta gli organizzatori, sembrano ormai un brutto presagio che, domenica mattina in partenza, si dissolve definitivamente al sorgere di uno splendido sole in un cielo azzurro e senza nuvole.
In partenza l'aria è frizzante per la temperatura ed elettrica per la tensione pre-gara; sono circondata da concorrenti che parlano delle gare appena svolte ben più lunghe e famose ed io sento il peso della mia inesperienza: l'unico pensiero è arrivare alla fine. Ci saranno Paola e Stefano lungo il percorso ad incitarmi e pronti per festeggiare l'arrivo mio e di Federico, quindi non posso deluderli!
Finalmente alle 7 la partenza  che libera ogni tensione; le gambe possono iniziare il viaggio! Mentalmente ho diviso la gara in due parti:  la prima, più impegnativa e tecnica fino al 22° chilometro, che ci porta in vetta al Clap Savon (2462 m), punto più elevato del percorso. Il secondo tratto, da Sella Rioda in poi, caratterizzata da terreno e dislivello più scorrevoli e simili a quelli ai quali sono abituata.
Nonostante la partenza sia su strada asfaltata per qualche centinaio di metri e su una larga strada forestale, nel primo tratto di gara siamo un gruppo abbastanza compatto tanto che all'imbocco del sentiero 215 formiamo un bel serpente colorato che sale fino alla Forca di Montôf (1822 m): siamo ancora freschi e allegri,  le voci si alzano in commenti e battute di spirito.
Dalla forca si lascia il sentiero 215 per il 214, sentiero in sella con una pendenza più dolce che consente, a tratti, di lasciar andar le gambe; dopo circa tre chilometri si prende il sentiero 234 che si percorre in discesa  attraversando una splendida brughiera alpina fino a raggiungere la Casera Giaveàda (1684 m), dove troviamo il primo ristoro.
Riempio al volo la borraccia di acqua e inizio a salire per il sentiero 234a dapprima in un bosco di larici e poi in una prateria fiorita: il nome del trail non è scelto a caso, lungo il percorso infatti ci sono numerosissime specie di orchidee selvatiche (più di una trentina) con colori vivaci e brillanti tra i quali dominano il viola ed il giallo.
La salita si fa più ripida, il fondo si trasforma e non c'è più erba, cespugli o alberi: si sale per un ghiaione ed il sentiero è un'idea.
Scolliniamo sul pian delle Streghe, altopiano morenico formatosi alle pendici del Monte Bìvera. Si seguono i segnavia che disegnano un percorso dapprima irregolarmente pianeggiante, quindi in discesa, successivamente in ripida salita su ghiaione fino a congiungersi con il sentiero 212.
Il fondo è pietroso, tagliente, sdrucciolevole, aspro e così chiaro da riflettere con forza la luce del sole: difficile non emozionarsi, siamo ancora abbastanza numerosi e ravvicinati e ammiro un paio di ragazze che mi passano: non usano i bastoncini e tengono le mani dietro la schiena. Non posso non pensare a quante salite quei piedi hanno scalato e a quanta esperienza mi manca. Dal canto mio non so come farei senza i bastoncini che, nei tratti più franosi, mi danno il sostegno per non ruzzolare giù.
Alla Forca del Bìvera (2330 m) si gira a sinistra e si percorre un'affilata cresta: rispetto l'esplorativo di qualche settimana prima, per l'occasione, il sentiero è stato attrezzato con funi e assistenza dei Volontari del Soccorso Alpino pronti a dare una mano o un consiglio! Si arriva quindi alla vetta del Clap Savòn, 2462 m, punto più elevato del Trail delle Orchidee. Qui un piccolo pubblico a fare il tifo e incoraggiare, mentre il vento in cima rinfresca e sferza il viso: giusto un secondo ad ammirare il panorama mozzafiato che lo sguardo  percorre in una rapida panoramica e giù, a capofitto verso il ghiaione che porta alla Casera Chiansavèit (quota 1702 m) dove trovo il secondo ristoro.
Immensa gioia vedere Paola e Stefano ad aspettarmi, hanno fatto una levataccia solo per essere qui e darmi il loro supporto, sono senza parole! Mentre bevo e mangio qualcosa, devo assolutamente fermarmi e togliere  gli innumerevoli sassi che i sono infilati scendendo il ghiaione, mentre Stefano mi comunica che Federico è transitato di là un quarto d'ora prima.
Sono stanca, la discesa mi ha lasciato le gambe un po' dolenti, ma inizia una strada bianca abbastanza corribile e con leggera pendenza, che dopo circa 3 Km, porta alla strada asfaltata. Solo un chilometro di asfalto (che sembra infinito!) e, arrivati alla Sella di Riòda (quota 1809), incomincia il sentiero 206 che aggira il Monte Palone: una prima salita non troppo impegnativa e poi finalmente un traverso dove le gambe girano facilmente e riesco a scioglierle un po'.
A Sella di Festòns (quota 1860) c'è il terzo ristoro poi si riprende sentiero 206 e si passa la Sella di Malìns (quota 1860) e, sfiorata la vetta del Monte Pièltinis, si scende alla Casera Pièltinis. Si imbocca quindi il sentiero 218 e a quota 1440 si raggiunge la strada comunale di collegamento tra Sauris di Sotto e Lateis. Ripida strada in salita alle spalle della frazione dei Lateis alla quale segue una meritata discesa con fondo sassoso: non credevo di averne ancora e invece sfrutto la forza di gravità e passo qualche concorrente lasciando andare le gambe. Sono trascorsi i chilometri e ormai siamo dispersi; corro sola per chilometri e pensieri.
Arrivata a Lateis dopo una discesa in un lungo prato e passate due curve sull'asfalto, rientro in un sottobosco caratterizzato da un single track con un continuo saliscendi con ripetuti cambi di direzione: bellissimo, magico e troppo breve, ci stavo prendendo gusto, ed invece sbuco in un prato. Mi aspetterei ora una corsa facile ma l'inclinazione della collina e l'erba scivolosa non mi permettono di avere un appoggio stabile e praticamente devo camminare. Sorpasso un ragazzo che si sta togliendo il pettorale, e proprio mentre sto mentalmente considerando che non manca molto (asfalto – galleria – ultima salita nel sottobosco) scivolo sulla paglia gialla. Sento in un istante un crampo che prende contemporaneamente il piede ed il polpaccio: NO, non può andare così! Stiro i muscoli, attendo un attimo e riparto cercando di rilassare il più possibile piede e gamba; confido che la strada asfaltata che mi aspetta, torni utile.
Arrivo subito al lago di Sauris (981 m), che è stato il fulcro di tutto il nostro percorso, il turchese brillante e intenso che lo caratterizza in questa giornata di sole lascia incantati. Però non c'è tempo per la contemplazione, quando arrivo in località La Maina, sull'asfalto, riesco a farmi un'idea abbastanza precisa di cosa mi spetta ancora: due chilometri lungo il lago fino ad arrivare alla diga, quindi la galleria con diverse suggestive feritoie sul lago e l'ultima salita di 5 chilometri nel bosco per ritornare al rifugio Tita Piaz.
Uscita dalla galleria percorro solo pochi metri, trovo l'ultimo ristoro e volti amici; quindi salgo  dei gradini che portano dalla strada al sentiero che circa per 1 Km si inerpica su per il Bosco Flòbia, fino ad incontrare una pista forestale. Il tracciato prosegue sul sentiero didattico, costellato da numerosi tabelloni informativi, che mi riprometto di leggere in un'altra occasione, magari portandoci i bimbi.
Il sottobosco ci ripara dal sole, mentre la stanchezza, in questo arrivo in salita, si presenta   prepotente: oramai ho solo voglia di finire, e sentire la voce  degli incitamenti per i concorrenti che tagliano il traguardo ha un effetto galvanizzane. Trovo energie che non credevo più di avere e ringrazio mentalmente tutte le persone che mi hanno dato fiducia e che mi hanno aiutata ad arrivare qui.
Taglio il traguardo con un gran sorriso, esplode in me la felicità di avercela fatta, che posso finalmente condividere abbracciando Federico, Paola e Stefano, compagni di questo, e di tanti altri viaggi!
Doccia, cambio e si resta nel bel rifugio a godere della festa e ad attendere altri amici ancora sul percorso, festeggiando l'arrivo con una bottiglia che ha viaggiato appositamente per l'occasione!
Il tempo è relativo, la felicità assoluta: sono stanca certo, ma la soddisfazione più grande è  stare bene e sentire di aver fatto gli allenamenti giusti che ci hanno permesso di portare a casa degnamente le gambe!
Salire sul podio per essere arrivata ottava donna poi, aggiunge emozione all'emozione! :D
E' nata così questa fortunata prima edizione del Trail delle Orchidee che, con quasi 300 iscritti, ha avuto ben 231 concorrenti che hanno portato a termine il percorso entro il tempo massimo di 12 ore.
Questa gara è stata caratterizzata dalla gran cura che gli organizzatori hanno messo nella sua gestazione, qualità che certamente noi partecipanti abbiamo fortemente apprezzato; ad iniziare dal sito internet, dettagliato e approfondito, pieno di informazioni, tracce, fotografie e video degli allenamenti sui sentieri, già perfettamente segnati da cartelli e paletti più di un mese prima della gara, al fine di consentire ai concorrenti di provare il tracciato di gara.
Un appuntamento da mettere certamente nel calendario del prossimo anno.

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