Monte Elmo |
La
via Francigena, il cammino di Santiago di Compostela, il Sentiero
degli Dei, il Cammino Celeste, l'alta via #1, la stessa Traversata
Carnica: posti con caratteristiche molto diverse, nomi che continuano
a rimbalzarmi in testa incuriosendomi, stimolando la mia voglia di
mettermi in gioco per provare qualcosa di diverso, qualcosa che
rispecchi il mio amore per la natura e il movimento.
Prende
così forma l'idea di partire da Sesto e incamminarmi verso Est,
seguendo il sentiero 403; con me Paola, entusiasta partecipe alla mia
iniziativa. Prendendo spunto dalla loro precedente esperienza,
decidiamo di riassumere le tappe già percorse nelle due settimane di
trekking col CAI in 8 giorni di camminate intense o intensissime ! :P
Per
architettare il piano sono stati di grande aiuto lo studio delle
carte e dei percorsi da parte di Stefano, dato che in diverse
occasioni il sentiero propone delle varianti e diverse opzioni, e
l'organizzazione svizzera di Paola che ci ha garantito di trovare
sempre un giaciglio per la notte!
Sabato
26 agosto - 15 km – 5:53 – 991 d+
mi
passano a prendere alle 5:45 per essere alle 9 in cima al monte Elmo
(certo, con la funivia riesce meglio!) pronti per iniziare la nostra
avventura: una larga carrareccia in salita, si indovinano le piste da
sci, gli impianti di risalita disturbano indicando la presenza
prepotente dell'uomo... lasciamo qui la civiltà, la montagna
urbanizzata per immergerci in chilometri di sentieri con panorami
spettacolari, immensi, dove finalmente la natura torna padrona
incontrastata.
Al
Sillianer Hütte
salutiamo Stefano che, dopo essersi personalmente accertato della
nostra partenza, può tornare tranquillamente fare rientro a Trieste!
:D
Iniziamo
il nostro viaggio a 2, seguo Paola che con passo deciso e buon ritmo
fa strada e sento l'affaticamento dovuto all'altitudine e allo
zaino che pesa circa 9 kg; troviamo sul percorso i primi cartelli
gialli con le indicazioni KH (Karnischer Höenweg)
e pensiamo che sia fin troppo facile, sembra di essere su
un'autostrada: impossibile sbagliare! … tanto che poco dopo
incontriamo due bikers che ci chiedono indicazioni per arrivare sul
m. Elmo :O
Dopo
aver rassicurato i romani sperduti, arriviamo in cima al monte Arnese
(2550 m), prima vetta della nostra traversata; scendendo vediamo in
lontananza un laghetto a forma di cuore e di fronte un cimitero
militare. Il nostro percorso, a cavallo tra Italia e l'Austria, è
stato teatro di innumerevoli scontri durante la prima guerra mondiale
e incontreremo numerose trincee, appostamenti, rifugi e fortini
mimetizzati nelle rocce e sui pendii di questi pendii.
Quando
arriviamo al lago incontriamo una coppia (“la bionda e la guida”)
che riconosceremo la sera al rifugio e che troveremo in diverse
occasioni lungo il cammino.
Imparo
presto che dopo un lago il percorso prosegue sempre in salita, ed è
la volta delle montagne del Ferro: delle 3 cime saliamo sulla terza a
2630 m, impegnativa anche poiche affrontata dopo aver mangiato. Dopo
4 ore sulle gambe inizio a sentire la tensione tra collo e spalle
vuoi per lo zaino che per i bastoncini.
Obstanser See |
Scolliniamo
e vediamo in lontananza il lago Obstanser See ed il piccolo rifugio a
lato: rimango un po' disorientata dagli spazi: il rifugio è lì,
proprio davanti a noi, ma il sentiero per arrivarci fa letteralmente
il giro del mondo e ci impieghiamo più di un'ora per arrivarci!
Durante quella discesa appoggio male il piede che scivola sulla
ghiaia è sento un forte dolore al ginocchio destro, quello che da
gennaio risente ancora della caduta. :(
Arriviamo
in rifugio per le 15, la ragazza parla davvero pochissimo inglese ci
accompagna nel nostro lager da 10 posti e ci fa sistemare in un letto
a castello. Siamo le prime, ci appropriamo degli spazi e facciamo
subito la doccia, prima che arrivi la massa. Ottima mossa, dato che
la sera il rifugio è affollato e per mangiare troviamo ospitalità
in una tavolata con altre persone. Siamo le uniche italiane oltre e
una famigliola con due bimbi davvero piccoli!
Ottima
cena :P, finiamo alle 20, ancora un'oretta di chiacchiere e poi a
nanna! Sono stanca ma anche eccitata, non è facile prender sonno
anche se, sul più bello, arriva la comitiva di austriaci: senza
alcuna cortesia nei nostri confronti schiamazzano, ridono e parlano
come se fossero soli a casa loro... per fortuna che sono in vacanza,
ommmmm....
Domenica
27 agosto - 14,5 km - 6:40 – 1081 d+
Ci
muoviamo un po' prima delle 8 dal rifugio e seguiamo il nostro
“segnavia-lenzuolo” (è grandissimo e con la pittura recente e
brillante); come abbiamo già avuto modo di osservare, dopo un lago
c'è sempre salita :P e quando siamo già arrivate oltre metà del
pendio Paola di accorge che sia “la bionda con la guida”, sia il
gruppo dei simpaticoni ottuagenari dell'ÖAV
sono saliti per un altro sentiero!!! Temporaneo sconforto,
controlliamo la mappa, tiriamo fuori il testo sacro (E. Tomasi),
giriamo la carta, cerchiamo di capire dove stanno andando loro (via
italiana) dove stiamo andando noi (via austriaca) e dopo aver
appurato lo scambio nazionalistico dei sentieri proseguiamo arrivando
in sella: dietro di noi lasciamo il lago è una strepitosa vallata
sassosa, sui toni del rosso e del marrone per scendere a picco in una
vallata erbosa. A fondo valle siamo a 1930 m e dopo aver attraversato
un torrente risaliamo per un sentiero a destra del quale si staglia
la parete del m. Cavallino. Arrivate alla Hinter Sattel 2406 m
scolliniamo e vediamo all'orizzonte la baita Standscühtzenhütte
dove ci fermiamo a bere un te: il cameriere è italiano (e un po'
perso...) e dopo un po' ci raggiungono anche la bionda con la guida e
altri ragazzi austriaci che avevano pernottato come noi all'Obstanser
See.
Continuiamo
nella vallata acquitrinosa Filmoor fino ad arrivare a due laghetti
alpini dove ci fermiamo a riposare le spalle e mangiare qualcosa per
affrontare al meglio la successiva salita – costellata di mirtilli!
- che ci porterà alla sella Heretkofel. Ancora una pausa per
telefonare (ebbene sì, il segnale è raro e cogliamo l'occasione per
comunicare a casa che procede tutto da tabella).
Il
sentiero in quota è facile e panoramico, scorrono le chiacchiere
come i nostri passi, finchè arrivate ad un traliccio
dell'elettricità il sentiero fa un salto in giù ed è attrezzato
con dei cavi metallici, bello :D
Continuiamo
a perdere quota lungo un facile sentiero che ci porterà dritti
diritti alla Porzehütte,
dietro la quale si staglia il monte Paolmbino.
A
differenza dell'altro, questo rifugio è situato su una strada
carrabile, più a valle si vede un paese e di avventuroso qui c'è
ben poco: a dirla tutta, non ritengo giustificabile la ricarica
elettrica dei cellulari a pagamento, così come il gettonei per fare
la doccia! L'attenzione al risparmio, la fatica di far arrivare
provviste o acqua, oppure per generare elettricità che diventano
beni preziosi quando il rifugio è isolato e collocato a ore di
cammino da qualsiasi servizio è sensato. Altre volte sembra davvero
che dietro il nome “rifugio” celi l'approfittarsi delle tasche
dei gitanti.
Dormiamo
in una piccola casetta a fianco del rifugio in un lager con una
decina di posti, che nel corso del pomeriggio saranno quasi tutti
occupati.
Rilassiamo
le stanche membra: schiena e gambe sorseggiando una radler sulla
terrazza ed aspettiamo con appetito la cena. Scopro che in Austria
servono la Wiener Schnitzel con la marmellata di ribes. Restiamo a
consultare la piccola biblioteca e presto, sempre troppo presto
andiamo a nanna. La conseguenza è che prima delle 3 sono sveglia e
non riesco a prender sonno, e mi rigiro nel sacco letto: alle 5 non
ne posso più ed esco a fare un po' di stretching!
Lunedì
28 agosto - 27 km – 8:02 – 1644 d+
Dopo
l'abbondante colazione “abbuffet” con splendida coordinazione tra
noi per prendere il prendibile facendo una sola volta la fila (!)
lasciamo il nostro “rifugio/catena di montaggio” e prima delle
7:30 (ebbene sì, oggi sarà luuunga) ci svegliamo completamente per
arrivare in forcella Dignas: buon giorno mondo, siamo in cima e da
qui non si può che scendere. Oggi il giro sarà lungo ma facile,
lungo la strada delle malghe ci troveremo su una passeggiata
panoramica a fianco di splendide montagne della Val Visdende. Ci
fermiamo a mangiare qualcosa alla malga Chivion e, forse la
stanchezza o qualche malumore ci causa una piccola incomprensione
(scusa Paola!!) e qualche atteggiamento un po' antipatico.
La
mulattiera che ci porta al passo Oregone è lunga e ripida: fa caldo
e la affrontiamo dopo il 20° km, si snoda di fronte alla parete nord
del monte Peralba e se non fossi così stanca apprezzerei di più la
bellezza del paesaggio. Dopo un traverso scendiamo dall'altro lato
del monte, verso il rifugio Calvi e la scena che vediamo arrivando
vede protagonista la capretta anarchica che tiene testa al cane
pastore ;)
Torta
all'amaretto e caffè appena arrivate, che siamo stanche e affamate e
giusto il tempo di gustare all'aperto la nostra merenda che inizia a
tuonare e piovere: l'abbiamo scampata ci rifugiamo in stanza –
questa volta una camerata da 6 per noi due sole! - e facciamo la
doccia per lavar via stanchezza e tensioni. Ottima la cena quanto
deludente la colazione :S
Rifugio Calvi |
martedì
29 agosto - 26 km - 9:08 – 1470+
anche
questa tappa sarà lunga e per questo chiediamo alla signora del
Rifugio Calvi da poter far presto colazione: alle 6:30 si comincia e
poco dopo subito il sentiero in salita ci porterà al passo Sesis.
Prendiamo il sentiero 140 e poco dopo troviamo le nostre “vecchie
conoscenze dell'Obstanser See: la doppia coppia e la “bionda con la
guida”. Passiamo casera Fleons di sopra, quelle di Sissanis di
sotto con le riprese video e la signora col gregge di pecore che si
informa sul nostro percorso.
Arriviamo
all'inconfondibile lago Pera e tiriamo dritte per passo Giramondo.
Siamo sopra il lago di Bordaglia lungo uno spettacolare traverso sul
monte Kreuzen, costellato da sassi più o meno grandi che formano un
particolare ghiaione e lungo le pendici si alternano strisce
verticali di sassi a altre di erba.
Lago Pera |
Lago Bordaglia |
Ci
fermiamo per una breve sosta (8 minuti, nemmeno tanto breve! :D) l
passo Giramondo e proseguiamo in discesa con meta intermedia il lago
Volaia. Tra i sassi, piccola e marrone vedo una vipera, la prima per
me, e devo dire che la cosa non mi ha lasciata indifferente! Guardo
con sospetto tutti i successivi sassi, controllando che non si
nasconda qualche altro piccolo rettile... :O
La
discesa prosegue, da sassosa diventa erbosa e si tuffa nel bosco.
Dopo molti chilometri sbuchiamo davanti un bellissimo prato con
mucche al pascolo e vi fermiamo a riposare all'Obere Wolayer Alm:
dentro una piccola casetta, circondata da capre, galline e un gallo,
c'è una signora che ci offre il suo formaggio servito su una fetta
di pane nero, accompagnato da succo di mela o sciroppo di sambuco.
Dopo aver salutato e fatto rifornimento di acqua (sì, finora
fortunatissime col meteo, abbiamo avuto giornate splendide e
caldissime!) ci aspetta una ripida salita, seguita da una discesa,
nuovamente salita con 3 cerbiatti e finalmente... ta daaaaa: signore
e signori, il lago Volaia!!!
Lago Volaia e Monte Coglians |
un
regalo vederlo così bello, brillante, limpido, sembra davvero di
essere dentro ad una cartolina, con il monte Coglians che si
specchia, vanitoso della sua bellezza e della sua imponenza nello
specchio liquido ai suoi piedi e... non riusciamo a resistere alla
tentazione e (poveri pesci) ci mettiamo dentro i piedi a cercar
sollievo.
Mezz'ora,
questa i che era una vera pausa e quindi di nuovo in cammino: cosa
c'è dopo un lago? Sì, esatto: salita! Arriviamo al Valentine Torl e
il beneficio del lago è quasi sparito, lungo il pendio vedo anche il
piano del prossimo tavolo del soggiorno, qualche problemuccio legato
al trasporto ma non dovrebbe essere un problema, vero Ottavio?! :D
Da
qui sarà poi tutta discesa, potrebbe sembrare che mi lamenti, ma
preferisco 1000 volte le salite alle discese: si tratta di sassi
scivolosi, erbacce e verdure varie, le ginocchia devono frenare il
peso mio addizionato degli 8,5 kg di zaino e ormai i quadricipiti
sono di ricotta e non tengono più.
Lasciamo
la discesa nel sentiero e chiudiamo la tappa con una comoda e facile
carrareccia costellata di tornanti e in mezzo al bosco: come un'oasi
nel deserto ci appare finalmente la Valentinalm sono quasi commossa!
Dopo i 27 km di ieri, i 26 di oggi mi hanno davvero provata, sono
stati tosti e la discesa finale ci ha portate davvero in basso a soli
1290 m.
Fantastica
accoglienza con grappa di benvenuto (non sono nemmeno le 17) e bella
sistemazione in camera da 2 con terrazzino e uso bagno in comune.
Dopo
cena ci intratteniamo con due austriaci, anche loro a zonzo per
giorni lungo un sentiero, uno dei 10 che attraversano da nord a sud o
trasversalmente le montagne austriache. Uno dei due conosce bene
Trieste, addirittura meglio di noi direi e c'era stato proprio due
settimane prima.
mercoledì
30 agosto - 18,2 km - 7:40 – 1694 d+
questa
è stata una giornata strepitosa: iniziata prestissimo, con un cielo
stellato come non ricordo d'aver mai visto, nel cielo nero le stelle
sembravano diamanti vicini ed abbaglianti, la luce entrava forte in
camera tanto da farmi alzare per vedere che fosse. Chiamo Paola,
sveglia anche lei alle 5 e restiamo qualche istante nell'aria fresca
del mattino a mirare lo spettacolo silenzioso e luccicante e, mentre
gli occhi si abituano, le stelle si moltiplicano... <3 i="">3>
La
colazione è da sogno, ad iniziare dalla frutta, lo yogurt, i dolci
il pane col burro, i salumi e formaggi: questa dieta al contrario è
giustificata solo dalla lunga camminata che ci aspetta.
Lasciato
il nostro confortevole rifugio ci addentriamo subito in un bosco che
pare fatato: alberi altissimi, il profumo di legno e funghi, finchè
giungiamo alla Plöckenhaus e poco dopo il sentiero 434 che ci porta
su Pal Piccolo.
Salendo Pal Piccolo |
Il sentiero è in ombra, ripidissimo e scivoloso ed
attraversa fortificazioni militari che, come un'armatura, coprono in
monte sul fianco e in cima. Arrivate in vetta ci troviamo in un
dedalo di sentieri intricati e chiediamo prima ad una signora
austriaca, poi a una coppia di italiani la direzione per Pramosio.
Passiamo quindi casera Pal Piccolo, scendendo come trottole lungo il
sentiero che poi si trasforma in una noiosa carrareccia. La Casera
Pal Grande di Sopra è ben fornita di coperte e pentole e ben presto
la strada torna ad assottigliarsi per diventare un ghirigoro tra
l'erba e le rocce: dopo il passo di Pal Grande la pendenza aumenta e
si procede verso la cima del monte Avostanis. Dal basso si vede
esattamente il percorso del sentiero e mi mette sconforto, è
durissima e siamo sotto il sole cocente: sono in trance, mette
semplicemente un piede dietro l'altro, facile no, cercando di tenere
il ritmo inesorabile di Paola, che dà sempre l'idea di non fare
fatica alcuna... :O
Una
volta in cima, volgendo lo sguardo nella direzione dalla quale
proveniamo, si vede quasi integralmente il percorso che abbiamo
compiuto nelle ore precedenti, dal laghetto di fronte alla
Plöckenhaus. Ci attardiamo in vetta, fra foto e “pausa barretta”
ed arriva di buon passo una ragazza bionda, Gabriella, che chiude il
suo percorso assieme a noi. Viene in giornata da San Daniele del
Friuli, appassionata di montagne e ferrate, ci racconta dei suoi due
cani ed altrettanti nipoti abruzzesi: arrivate a Casera Pramosio
dissetiamo le nostre gole arse dal caldo e dalla polvere con radler
ghiacciate, accompagnate da formaggi e miele. Oltre la casera c'è
anche la malga con una fantastica stalla 5 stelle e mucche tirate a
lucido, praticamente da sfilata :D
Passiamo
la notte un una meravigliosa casetta con 10 posti letto ma a nostro
completo ed esclusivo uso: laviamo e stendiamo biancheria ovunque.
Casa Pramosio |
Mentre
siamo a cena nella casera notiamo nel tavolo vicino al nostro alcuni
atleti dell'Aldo Moro Paluzza che sono arrivato dopo aver finito il
loro allenamento di corsa: noi stiamo sistemando gli appunti della
giornata e leggendo il programma del giorno seguente e, due ragazze
della società sportiva ci avvicinano. Paola (Romanin) curiosa ci
chiede che cosa stiamo facendo. Spezziamo il ghiaccio raccontandole
della nostra traversata ed allora lei si rivela l'autrice del libro
((::))) assieme all'amica Anna, nel 2014 ha affrontato il percorso
della TC in 4 giorni, correndo e con supporto logistico di parenti
e amici che portavano loro gli zaini alla sera a destinazione.
La
serata di incontri speciali e coincidenze non finisce e Paola
riconosce della sagoma dell'uomo seduto al tavolo accanto al nostro
Luciano, un amico di tanti anni prima col quale aveva compiuto
numerosi escursioni: ci attardiamo a chiacchierare ricordando
aneddoti e vecchie storie e, ahimè, finiamo la serata con una grappa
:P
giovedì
31 agosto - 19,5 km - 7:24 – 1363 d+
difficilmente
potremo scordare la mega colazione della Casera Pramosio, a base di
marmellata fatta in casa e formaggi (notevole la ricotta!): con
quello che resta ci facciamo dei panini per il pranzo!
Lasciamo
la bella casetta e ci avviamo in salita in direzione della caserma
della Finanza (spesso e volentieri è più complicato azzeccare il
sentiero giusto in partenza che lungo il cammino) e passiamo sella
Cercevesa; si apre una vallata di saliscendi acquitrinosi e “ricordi”
delle mucche che numerose vi pascolano ed arriviamo al rifugio
Fabiani, chiuso e desolato crocevia di diversi sentieri: l'erba, la
traccia si perde come cancellato è l'imbocco del sentiero 448. Con
difficoltà lo troviamo e ci dirigiamo verso i pascoli di Pian Lodin
fino ad arrivare in sella dell'omonimo monte. Il panorama ci è
precluso dalla nebbia che ci accompagna dalla partenza e lascia poca
gratificazione agli occhi: vediamo appena poco più in là dei nostri
piedi incedere è un indovinello. Resto ferma all'ultimo segnavia e
Paola procede per individuare il successivo; un po' di sconforto e
sicuramente voglia di uscirne presto, ci fanno compagina e coraggio
le mucche e, dopo aver perso un bel po' di tempo e molti tentativi,
riusciamo a individuare il prosieguo del nostro sentiero. Finalmente
rilassate, possiamo gustare i nostri panini con formaggio stagionato
e marmellata: da vere intenditrici! ;)
Il
sentiero si trasforma in larga carrareccia e ci conduce prima a
casera Valbertad alta e proseguendo alla strada asfaltata che arriva
fino al rifugio Cason di Lanza: stanza spartana per due, bagno in
comune ma doccia e elettricità gratis.... ecco le cose da
apprezzare! :D
Ancora
incontri per Paola, Elvino e Alma del CAI di Muggia, assidui
frequentatori del rifugio da anni. Ceniamo tutti assieme e dopo una
deliziosa sacher torte e una grappa al mugo.
Tra
un aneddoto e un ricordo, come spesso accade nei rifugi “a
conversazione allargata”, date le previsioni meteo nefaste per il
giorno seguente, raccogliamo diversi consigli su una variante che
porta in sella Valdolce anziché per la valle, già acquitrinosa
anche quando non piove.
Venerdì
1° settembre
La
mattina piove. Forse “piove” non è la parola corretta... diluvia
potrebbe essere più adatta: l'acqua scende da ore modificando
l'intensità da forte a fortissimo.
Nel
rifugio c'è gran fermento di prima mattina, partono tanti cacciatori
per la loro “gara” chissà se questa parola li fa stare meglio,
se dietro uno sport nascondono il piacere di uccidere un animale
inerme, affrontandolo senza pericolo o rischio alcuno in un incontro
impari e ingiusto.
Il
gruppo giovanile CAI di Monfalcone, che aveva in programma un week
end di ferrate, rinuncia e torna mestamente a casa accorciando in un
giorno la gita.
Non
si tratta infatti solo della pioggia di oggi che potremmo incontrare
lungo il percorso che ci dovrebbe condurre a Pramollo, ma per sabato
è prevista allerta meteo!
Partire
lo stesso, magari facendo i circa 16 chilometri che su asfalto ci
poterebbero prima Pontebba e poi a Pramollo? Ed il giorno dopo
ancora 20-25 chilometri per arrivare a Malborghetto?
Restiamo
a fissare l'acqua e il bosco avvolto in una nebbia fitta, fa freddo e
arrovelliamo ipotizzando situazioni e possibili escamotage...
Non
è facile pensare di dover abbandonare, di non concludere, di
rinunciare a un pezzetto del nostro viaggio. Il giorno prima, nella
nebbia, abbiamo avuto le nostre difficoltà, superate certo ma ce
comunque fanno meglio percepire i propri limiti e incertezze.
La
montagna è splendida, la natura è meravigliosa, ed allo stesso
tempo forte e potente: sia davanti allo splendore che alla potenza,
quello che mi arriva è sempre la sensazione di essere piccola e
impotente: poso avere la fortuna, il privilegio di trovarmi n certi
posti, di ammirare dei panorami e di gioire per una cima, ma può
essere solo la nostra imprudenza a metterci nei guai.
Decidiamo
di scendere a valle lungo la strada asfaltata sotto una pioggia
battente e , arrivate a Pontebba, cercare una soluzione per rientrare
Trieste.
Grazie
al passaggio di due guardie forestali e alle chiacchiere di
Salvatore, autista della Saita, il viaggio è meno faticoso e più
piacevole, poi il treno e Stefano che ci aspetta in stazione.
Concludo
il mio primo viaggio sulle gambe carica ed entusiasta: ho camminato
per chilometri assaporando il cammino passo per passo, in un
viaggio durante il quale mi sono scorsi davanti montagne, valli,
ruscelli, prati che ho percepito non solo attraverso gli occhi, ma
che ho sentito attraverso la fatica di gambe e braccia.
Le
sensazioni si moltiplicano passando attraverso tutto il corpo: i
piedi che sentono le asperità del terreno, le ginocchia che faticano
in salita ma ancor di più in discesa a frenare corpo e zaino, la
schiena non è abituata a trasportare temporaneamente “la mia
casa”.
Ed
ogni sera, prima di addormentarmi sentire addosso la sensazione di
“aver vissuto” imparando o conoscendo qualcosa o qualcuno: un
posto, un monte, delle persone, un sentimento; bellissimo ricordare
quello che ho vissuto durante la giornata e che mi ha attraversato
passando nel il mio corpo e trattenendo un pezzo di mondo in me.
Grazie
Paola, mia meravigliosa compagna di viaggio…
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